Il centrocampista franco-algerino Hassan Yebda è stato il protagonista del consueto salottino “marziano” di metà settimana in onda su Radio Marte. Tanti i temi toccati: lo scudetto, la nazionale, il rapporto con Napoli e con i propri compagni. Ecco quanto evidenziato da Tutto Napoli.net:
Lo scudetto: “A Bologna è stato straordinario vedere tanti tifosi fuori casa. Lo scudetto in arabo? Non so come si dice e comunque questa parola non si pronuncia ancora tra di noi (ride, ndr), siamo concentrati sulla prossima partita molto difficile. Ora siamo secondi in classifica e tutto sta andando bene. Abbiamo tutto per fare qualcosa di straordinario anche se pure il Milan ha tutto per vincere. Certo dalla nostra parte abbiamo maggiore entusiasmo perché lo scudetto e la Champions non sempre si vedono da queste parti. Se dovessimo vincere contro l’Udinese faremmo un passo decisivo verso l’Europa che conta. Ai tifosi dico di continuare a sognare perché noi lavoriamo con tranquillità e affrontiamo le partite una alla volta e con molta concentrazione”.
La Nazionale: “Con la nazionale francese ho iniziato a giocare a 17 anni, poi a 23 scelsi l’Algeria perché mi ha chiamò per giocare il mondiale. La mia scelta derivò anche dal fatto che i miei genitori sono algerini. Io comunque sono nato in Francia e quindi non posso dire di non essere francese”.
I goal: “Un mio goal? Speriamo di farlo contro l’Inter, sarebbe molto importante. Contro i nerazzurri ho già segnato un calcio di rigore in Coppa Italia, quella sera ero arrabbiato perché non avevo giocato dall’inizio e quando arrivammo ai penalty decisi di fare qualcosa di particolare, scelsi di calciare col cucchiaio. Tutti rimasero sorpresi, ricordo ancora la faccia di Aronica”.
Il look: “Il mio look? Ai mondiali under 17 mi tinsi i capelli e per un po’ di anni li ho portati così. A Napoli ho scelto la pettinatura del moicano che spero di tingere di azzurro se dovessimo vincere qualcosa di importante”.
Mazzarri: “Ho visto subito che era una brava persona, ho un buon rapporto dialettico con lui. Il mister parla sempre della prossima partita, non fa mai tabelle. Quando sono arrivato a Napoli mi aspettavo di giocare di più rispetto a quanto effettivamente ho giocato, ma visto che le cose stanno andando bene per la squadra sono contento lo stesso. Certamente devo dimostrare ancora molto di più, a Utrecht la mia migliore partita fino adesso”.
La città: “Napoli è una città che mi piace tanto così come la sua gente, mi aspettavo tanto calore e sono contento che i tifosi ci seguono sempre. Già quando venni a giocare col Benfica mi accorsi di questo entusiasmo. Come vivo la città? Vado spesso al ristorante nel centro di Napoli o a Pozzuoli. Adoro il clima, il caldo e la pizza margherita. Le ganasce? È vera la storia, ho lasciato la macchina come sempre sotto casa mia e quando sono tornato da Bologna ho pagato tranquillamente la multa, non mi sono arrabbiato, adesso so che non devo lasciare l’auto sotto casa durante i week end. Devo ammettere di aver imparato molte parolacce in napoletano, me le ha insegnate Vitale come sempre (ride, ndr) Il mio futuro? Mancano 6 partite, dopo le quali decideremo se posso rimanere; fosse per me resterei ma bisogna parlare con la società".
Il gruppo: “Stiamo benissimo insieme anche al di fuori del campo. Il compagno con cui ho legato di più è Zuniga, è una brava persona. Ma anche con gli altri mi trovo benissimo. Tecnicamente quello che mi ha sorpreso di più è Cavani che è anche una bellissima persona. Il Pocho invece è quello che riesce a dare sempre quella carica in più a tutti i compagni".
Il soprannome “artista” :“Mi chiamarono così quando andai a giocare in nazionale per la prima volta ma non so il vero motivo di questo soprannome”.
La Nazionale: “Con la nazionale francese ho iniziato a giocare a 17 anni, poi a 23 scelsi l’Algeria perché mi ha chiamò per giocare il mondiale. La mia scelta derivò anche dal fatto che i miei genitori sono algerini. Io comunque sono nato in Francia e quindi non posso dire di non essere francese”.
I goal: “Un mio goal? Speriamo di farlo contro l’Inter, sarebbe molto importante. Contro i nerazzurri ho già segnato un calcio di rigore in Coppa Italia, quella sera ero arrabbiato perché non avevo giocato dall’inizio e quando arrivammo ai penalty decisi di fare qualcosa di particolare, scelsi di calciare col cucchiaio. Tutti rimasero sorpresi, ricordo ancora la faccia di Aronica”.
Il look: “Il mio look? Ai mondiali under 17 mi tinsi i capelli e per un po’ di anni li ho portati così. A Napoli ho scelto la pettinatura del moicano che spero di tingere di azzurro se dovessimo vincere qualcosa di importante”.
Mazzarri: “Ho visto subito che era una brava persona, ho un buon rapporto dialettico con lui. Il mister parla sempre della prossima partita, non fa mai tabelle. Quando sono arrivato a Napoli mi aspettavo di giocare di più rispetto a quanto effettivamente ho giocato, ma visto che le cose stanno andando bene per la squadra sono contento lo stesso. Certamente devo dimostrare ancora molto di più, a Utrecht la mia migliore partita fino adesso”.
La città: “Napoli è una città che mi piace tanto così come la sua gente, mi aspettavo tanto calore e sono contento che i tifosi ci seguono sempre. Già quando venni a giocare col Benfica mi accorsi di questo entusiasmo. Come vivo la città? Vado spesso al ristorante nel centro di Napoli o a Pozzuoli. Adoro il clima, il caldo e la pizza margherita. Le ganasce? È vera la storia, ho lasciato la macchina come sempre sotto casa mia e quando sono tornato da Bologna ho pagato tranquillamente la multa, non mi sono arrabbiato, adesso so che non devo lasciare l’auto sotto casa durante i week end. Devo ammettere di aver imparato molte parolacce in napoletano, me le ha insegnate Vitale come sempre (ride, ndr) Il mio futuro? Mancano 6 partite, dopo le quali decideremo se posso rimanere; fosse per me resterei ma bisogna parlare con la società".
Il gruppo: “Stiamo benissimo insieme anche al di fuori del campo. Il compagno con cui ho legato di più è Zuniga, è una brava persona. Ma anche con gli altri mi trovo benissimo. Tecnicamente quello che mi ha sorpreso di più è Cavani che è anche una bellissima persona. Il Pocho invece è quello che riesce a dare sempre quella carica in più a tutti i compagni".
Il soprannome “artista” :“Mi chiamarono così quando andai a giocare in nazionale per la prima volta ma non so il vero motivo di questo soprannome”.
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